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64 la marfisa bizzarra

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  Tanto che fuggi via con gli stivali
colui, lasciando il padron e il guadagno.
A Filinor di quattro servigiali
rimase il cavalcante buon compagno,
e due de’ quattro valenti animali.
Diceva il cavaliere: — Io son nel gagno,
perdio, de’ tristi; — e poi si raccomanda
al cavalcante; e quel sale alla banda,
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  e me’ che può verso Parigi arranca.
Lungi tre miglia esser poteva ancora:
non era la fortuna però stanca.
Ma tacerò di Filinor per ora,
perocché v’ho tenuti sulla panca
a ragionarvi d’esso ben un’ora,
e certi accidentucci v’ho narrati
/. v che forse v’averanno addormentati.
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  Dico però: dovete accontentarvi
se gli accidenti non vi paion grandi,
perocché voi dovreste ricordarvi,
non s’usavan piú i fatti memorandi,
e che a principio proposi narrarvi
cambiati in tutto i Rinaldi e gli Orlandi
e i paladini e la plebe e i signori,
per la virtú dell’ozio e de’ scrittori.
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  E voglio che sappiate, uditor vaghi,
acciò questo viaggio non v’annoi,
vi risparmiai gli accidenti degli aghi,
al crepar delle redini e de’ cuoi,
e come cento volte con gli spaghi
furon rattacconati i tiratoi;
e mille accidentin non posi in rima,
che non s’usavan ne’ viaggi prima.

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