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4 prologo.

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La ruota del buon gusto è cosa mossa
Da una cert’aura, che intesa non viene;
Solo sappiam, che, dov’è maggior folla,
Si beve meglio, e il ventre si satolla.
  Oggi per tanti intrecci, e tante cose,
E per tanti caratteri e successi.
Devono le Commedie esser succose,
E d’accidenti inaspettati, e spessi.
Che noi siam con le menti paurose,
E ci guardiam l’un l’altro, e stiam perplessi:
Ma, perch’è pur necessità il mangiare,
Vi torniam colle vecchie a tormentare.
  Non so, Uditor, chi la cagione sia,
Che l’appagarvi a noi renda impossibile.
A noi, che pur con tanta cortesia
Fummo trattati un dì, sembra incredibile.
Che sia di ciò cagion la Poesia?
Basta, nel mondo tutto è corruttibile,
E d’ogni cosa abbiamo pazienza;
Ma l’odio vostro è troppa penitenza.
  Tutto vogliamo far dal canto nostro;
Anche Poeti diventar possiamo,
Per acquistar di nuovo l’amor vostro;
E già Poeti divenuti siamo.
Baratterem le brache in tanto inchiostro,
Per tanta carta il mantel dar vogliamo,
E se talento non abbiamo in dono,
Basta, che piaccia in a voi, perchè sia buono.
  Vogliamo in scena por Commedie nuove,
Cose grandi, e non mai rappresentate.
Non mi chiedete quando, come, o dove
Abbiam le cose nuove ritrovate;
Che dopo un seren lungo, quando piove,
Novella pioggia quella pur chiamate;
Ma bench’ella vi sembri pioggia nuova,
Fu sempre piova l’acqua, l’acqua piova.

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