< Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
26 l’amore

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:248|3|0]]La Fornaia, esatta custode del testo della Favola rispondeva:

Io no; che son tanti anni, e tanti mesi, e tanti,
Che le mie bianche poppe logoro in doglia, e pianti.
Tu, crudele, una scopa giammai non mi donasti,
Questi un mazzo ne diedero: vadano in pace; e basti.


Creonta gridava col testo:

O corda, o corda, impiccali.


E la corda col testo rispondeva:

  Barbara, ti ricorda
  Tanti anni, e tanti mesi; che abbandonata, e lorda
Mi lasciasti nell’umido in un crudele oblio.
  Questi al sol mi distesero: vadano in pace: addio.


Creonta sempre costante al testo urlava:

Cane, guardia fedele, sbrana que’ sciagurati.


Il cane diligente custode del testo rispondeva:

  Come poss’io, Creonta, sbranar gli sventurati?
Tanti anni e tanti mesi ti servii senza pane.
  Questi mi satollarono: le tue grida son vane.


Creonta col testo gridava:

Ferreo Porton, ti chiudi; stritola i ladri infami.


Il Portone col testo rispondeva:

  Crudel Creonta, indarno il mio soccorso chiami
Tanti anni, e tanti mesi ruggine, ed in cordoglio
  Tu mi lasciasti: m’unsero; ingrato esser non voglio.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.