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46 | il corvo |
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volte; ad ogni fischiata la Ciurma risponderà con un urlo. Si farà vedere il Principe Jennaro vestito da mercante orientale, uscirà sulla spiaggia con Pantalone).
SCENA SECONDA.
Jennaro e Pantalone.
Jen. Pantalone, io mi credei perduto a così orribile burrasca.
Pant. Come! Sala da che paese sia mi?
Jen. Sì, dalla Giudeca di Venezia; me l’avrete detto mille volte.
Pant. Mo dassenazzo, che, dove ghe xe Zuechini, no pericola bastimenti. Ho impara a mie spese. Do pieleghi e un trabaccolo ho rotto da Malamocco a Zara per imparar el mestier. Ancuo me tremava un poco le tavernelle, noi nego; no miga per mi, nè per el pericolo, che za nù, non fursi, semo usi a ste marendine; ma per ella. Oh Dio, l’ho vista a nascer; l’ho avuda su sti bracci, tanto longo. La bon’anima de mia muger Pandora l’ha latta, l’ho arlevada facendola ballar su sti zenocchi; me par ancora de darghe de quei basetti, quando che ella me spenzeva el muso in là colle so manine, disendome: mo lasciatemi, che mi ruspitate con quella barba. In somma, che cade? me par che la sia mio fio, e temeva più per ella, che per mi. E pò gho el pan d’Armiragio dalla so famegia, ho abuo
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