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atto primo. 51

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  Caso un fratel d’un Re sforza a lordarsi
  D’azioni indegne?
  Jen.                              Eccovi il caso, Armilla.
  L’amato Millo, mio fratel, che adoro,
  Primogenito e Re, sin da prim’anni
  Nelle cacce allettossi. Altro non mai
  Cercò diletto. Nella caccia sempre
  Fu indefesso, ed intento a tal, che, fuori
  Da’ destrier, da’ falconi, ed archi, e cani,
  Poco uscia co’ discorsi. Or son tre anni,
  (Terribile momento) che cacciando
  Leprette e quaglie, in una selva giunse.
  Sopra una quercia un nero Corvo mira,
  Dà mano all’arco, l’arma di saetta.
  Scocca e il trafigge. Sotto a quella pianta
  Di bianchissimo marmo un bel sepolcro
  Stava innalzato, e sopra quella candida
  Lastra, ch’era coperchio al monumento,
  Il nero Corvo cadde, e starnazzando
  Sparse vermiglio sangue, e uscì di vita.
  Tutto il bosco tremò; sentissi un tuono
  Spaventevole, orrendo e d’una grotta,
  Quindi vicina, uscir vedemmo un Orco,
  A cui sacro era il Corvo. (Oh Dio, che vista!)
  Era gigante; gli occhi avea di foco.
  La fronte oscura, e fuor dall’ampia bocca
  Di porco gli uscien denti, e schifa bava
  Verde e sanguigna. O Millo, o Millo, disse,
  Ti maledico; e con tremenda voce
  Intuonò questi carmi. Ancor gli sento.

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