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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:273|3|0]]
Caso un fratel d’un Re sforza a lordarsi
D’azioni indegne?
Jen. Eccovi il caso, Armilla.
L’amato Millo, mio fratel, che adoro,
Primogenito e Re, sin da prim’anni
Nelle cacce allettossi. Altro non mai
Cercò diletto. Nella caccia sempre
Fu indefesso, ed intento a tal, che, fuori
Da’ destrier, da’ falconi, ed archi, e cani,
Poco uscia co’ discorsi. Or son tre anni,
(Terribile momento) che cacciando
Leprette e quaglie, in una selva giunse.
Sopra una quercia un nero Corvo mira,
Dà mano all’arco, l’arma di saetta.
Scocca e il trafigge. Sotto a quella pianta
Di bianchissimo marmo un bel sepolcro
Stava innalzato, e sopra quella candida
Lastra, ch’era coperchio al monumento,
Il nero Corvo cadde, e starnazzando
Sparse vermiglio sangue, e uscì di vita.
Tutto il bosco tremò; sentissi un tuono
Spaventevole, orrendo e d’una grotta,
Quindi vicina, uscir vedemmo un Orco,
A cui sacro era il Corvo. (Oh Dio, che vista!)
Era gigante; gli occhi avea di foco.
La fronte oscura, e fuor dall’ampia bocca
Di porco gli uscien denti, e schifa bava
Verde e sanguigna. O Millo, o Millo, disse,
Ti maledico; e con tremenda voce
Intuonò questi carmi. Ancor gli sento.