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52 il corvo.

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  Se non ritrovi femmina, che sia,
  Come quel marmo bianca,
  Vermiglia come il sangue del mio Corvo,
  Di ciglia e chiome ad eguaglianza nere
  Del mio Corvo alle penne, io prego Pluto,
  Di smania e d’inquietudine tu mora.
  Così detto disparve, e il mio fratello,
  (Mirabil caso!) in quell’augello fiso,
  In quel sangue, in quel marmo, affascinato.
  Inquieto, rabbioso, da quel loco
  Più partir non volea. Di là con forza
  Alla Reggia il ridussi. Da quel punto
  Non argomenti, non riflessi, o prieghi,
  O mille arti bastar. Sospiri e lagrime,
  Mestizia insuperabile, il fratello.
  Il caro fratel mio consuma e uccide;
  E folle per la Reggia ogni momento
  Va reiterando: Chi di voi mi reca
  Donna di chiome e ciglia nere, come
  Le penne del fatai Corvo, e vermiglia.
  Come il suo sangue, e bianca al paragone
  Della pietra, su cui l’augel morìo?
  Arm.           (a parte) Mirabil veramente è il caso, e nuovo!
  Jen.           Afflitto io mando ambasciatori e spie
  Per tutte le città, di simil donna
  In traccia, e indarno; che la candidezza
  Di quella pietra, e del sangue il vermiglio
  Di quel Corvo, ed il nero delle piume
  Non si rinvenne in donna mai. Frattanto
  Il mio caro fratel vedea perire.

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