< Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

il corvo. 53

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:275|3|0]]


  Io disperato allora armo un naviglio,
  Ed in persona immenso mar solcando
  Dall’Indo al Mauro una tal donna cerco.
  Vidi mille città, rare bellezze
  Di donzelle infinite; e là nell’Adria
  Vaghe beltà mirai candide, bionde,
  Pallidette, gentili e maestose;
  Ma la nerezza, ed il vermiglio, e il bianco
  Della pietra, e del Corvo invan cercai
  Per il corso d’un anno. Or son tre giorni,
  Che in Damasco pervenni. Ad una spiaggia
  Un picciol vecchiarel lacero e lordo
  Indovinò l’angoscia mia. Di voi
  Mi diè la traccia, e m’insegnò l’inganno.
  Con cui potea rapirvi. Il genitore
  Di lei (mi disse) fuggi. Alla finestra
  Vi mirai, scorsi in voi le qualitadi
  Si desiate, ed in mentite spoglie
  V’allettai colle merci, a tradimento
  V’addussi sul naviglio, e traditore
  Divenni poi rapendovi e fuggendo.
  Arm.           E perchè ne’ due giorni di viaggio
  Ciò mi celaste?
  Jen.                                    Il mio rimorso, i pianti
  Vostri, e l’abborrimento, che mostraste
  Verso me, mi fer timido, e fur causa,
  Ch’io non mi v’appressai, stimando meglio
  Lasciarvi sola, ed aspettar il tempo
  Con più quiete a palesarvi il vero

  Della mia azion, che tuttavia m’affligge.
    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.