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54 il corvo.

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  Ma se l’estremo amor d’un mio fratello,
  Se la necessità, se il caso atroce
  M’han ridotto a tal passo, e se nel petto.
  Come negli occhi vostri, e nel sembiante
  Dolcemente apparisce, avete il core.
  Perdono Armilla, deh perdoni... (s’inginocchia).
  Arm.                                                             Jennaro,
  Sorgete. Dappoichè di Re consorte
  Esser dovrò, del rigido mio padre,
  Confesso a voi, che mal la schiavitude,
  In cui barbaramente mi tenea,
  Sofferiva. Perdono all’error vostro,
  E lodo in voi, che d’un fratello amante,
  Raro esempio a’ di nostri, a sì gran segno
  Siate, o Jennaro.
  Jen.         (alzandosi) O umana, o saggia, o illustre,
  O generosa Principessa.
  Arm.                                         Ma,
  Che vai, Jennaro, il mio perdon? Compiango
  In voi, misero, in voi tra i più infelici
  La miseria maggior.
  Jen.                               Qual infortunio
  La mia felicità scemar potrebbe?
  Salvo un fralel, che più di me stesso amo:
  Da voi dell’error mio perdono ottenni;
  Chi può turbar?...
  Arm.                          Norando, il padre mio,
  Implacabile, fier, di regia stirpe,
  Insuperabil negromante, a tale.
  Che ferma il sol, rovescia i monti alpestri,

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