< Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

atto primo. 61

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:283|3|0]]

  Armilla, dolce mia figliuola, reca
  A Millo, tuo fratel. Del torto indegno,
  Che a me facesti, pagherai la pena,
  E pagheralla il fratel tuo. Norando,
  Principe di Damasco, non è vile
  Da sofferir gli oltraggi. Se la fiera
  Burrasca non bastò per farti chiaro
  Del mio poter, s’avvereranno i detti
  Delle colombe...
Jen. (supplichevole) Ma, Norando, ascolta...
Nor. No, non t’ascolto più. Dalla mia forza,
  Che credi tu, che Armilla, ora tua preda,
  Non si potesse tor? Vendetta io voglio,
  Bramo vendetta sol, strage, rovina
  Contro la stirpe tua, contro ad Armilla,
  Disubbidiente a me. Norando offeso
  Vendicato sarà. Conduci Armilla,
  Quel destrier, quel falcone; a tuo fratello
  Tutto consegna, o pietra rimarrai.
  Se con un cenno solo farai noto
  Ad altri, fuor di te, quel gran periglio.
  Che sovrasta al fratello, un freddo sasso
  Rimarrai tosto. Ti rimani, iniquo,
  Nell’abisso crudel de’ tuoi spaventi.
  De’ tuoi castighi. A rapir donne impara (sale
       di nuovo sul mostro marino, e velocemente
       sparisce).
Jen. (spaventato ed attonito) Misero me! che fo?
                                Conduci Armilla,
  Quel destrier, quel falcone; a tuo fratello

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.