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atto secondo. 67

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Re. Brig. che sono suonate le nove ore; è venuto per destar il Re. Truff. con voce bassa, che sono sei. Brig. con voce bassa, che sono nove. Truff. alquanto più forte che non sono nove. Non vuol preminenze, egli è capocaccia, sa ciò, che fa. Si riscaldano, si minacciano. Truff. sempre sostenendo, che le ore siano sei, e mostrando grandissimi riguardi, perchè il Re non sia destato, alza le sue grida smisuratamente. Il Re si desta.

Mil. Chi è là? Chi fa romor? Qual insolenza?

(furente per la scena)

Oh Corvo! Oh Corvo.

Truff. Spaventato dalle parole pericolose, gridando fugge da una parte. Brig. per la stessa ragione fugge dall’altra. Millo furente segue il suo vaneggiamento.

                                             Chi di voi mi reca
  Donna di chiome, e ciglia nere, come
  Le penne del fatai corvo, e vermiglia
  Come il suo sangue, e bianca a paragone
  Della pietra, su cui l’augel morio? (si scuote)
  Ma dove sono! In me stesso ritorno.
  Oh amaro punto, in che scoccai quel strale!
  Oh affanno insofferibile, che toglie
  A me la vita, i sudditi conturba.
  La Reggia empie di pianto, e dal mio fianco
  Disgiunto ha il caro mio fratel Jennaro,
  Di cui, sa il Ciel che avvenne: e per me, forse,
  Solcando il mar, la vita avrà perduta!

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