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atto terzo. 87

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SCENA TERZA.

Spalancasi un pezzo della tappezzeria,

e comparisce con prodigio Norando.

Norando e Jennaro.


Nor. Sì, palesala pure. Un duro marmo
  Diverrai tosto.
Jen. (spaventato) Tu, Norando! Come
  In questo loco?...
Nor.                               Non mi chieder questo.
  Io tutto posso. Tu il falcone, e tu
  Quel destriere uccidesti, maggior ira
  Nel mio petto accendendo. Se tardasti
  La mia vendetta, segua la vendetta,
  E questa notte divorato sia
  Da un dragone il tuo Millo. Va, palesa
  L’arcano pur; in freddo sasso tosto
  Cambierassi il tuo corpo. Il mondo pera,
  Ma l’affronto a Norando inesorabile
  Che tu facesti, vendicato fìa. (in atto di part.)
Jen. (in atto supplichevole) Norando... deh No-
                                     rando... Signor mio...
Nor. No, non t’ascolto. A rapir donne impara.
  (rientra nella tappezzeria, che si ristabilisce)
Jen. (disperato) O nimico implacabile, infernale
  Persecutor, che più dell’ombra mia
  Mi sei sempre d’intorno, e di spavento,
  E di furore, e di dolore il seno
  M’empi, e la mente e di ceraste e serpi!

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