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atto terzo. 89

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elli. El Re ha manazzà el Prencipe della vita. No pol far che nassa qualche tragedia. Tutta la città mormora. Questi xe quei medicamenti pezo del mal sì, ma che m’ha scazza dal letto, che m’ha fatto desmentegar el dolor, che ha dà tanta forza a sto povero vecchio infermo, inutile, ma che xe tutto cuor, de vegnirve a veder, de vegnir a intender dalla vostra bocca la causa de sti desordeni, de consegiarve con sincerità vera, con vero amor, e de perder sto misero avanzo de vita in vostro servizio, se altro noi poderà far.

Jen. (a parte commosso) Povero vecchio, tutto
                                               mi commove.
  (alto) Deh non piangete, Pantalone. È vero
  Tutto ciò che fu detto, ma cagione
  Tutto è di pianto a me, non già ad altrui.

Pant. Caro fio, caro el mio cuor. Ah scuse, se ve parlo, come se ve fusse pare, e no come suddito, come servo; diseme tutto a mi. Da cossa nasce ste vostre stravaganze improvvise? sti torti? ste insolenze che fè a vostro fradello? a vostro fradello, che gera pur l’unico vostro amor. Se ave qual cosa de sconto in tei cuor, se ve xe sta fatto qualche affronto, palesemelo. Se gaverè rason, mi cusì vecchio, che me vede, sarò el primo a suggerirve el resarcimento, ma una vendetta nobile e da par vostro. Quell’ammazzarghe un falcon in tele man, quel tagiarghe le gambe a un cavallo, mentre el sta
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