< Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
106 il corvo.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:328|3|0]]

SCENA QUARTA.


Armilla e Smeraldina in abito da camera e in confusione. La prima esce dalla porta dirimpetto, l’altra da una scena: s’incontrano.

Smer. Quai tumulti, quai strepiti son questi,
  Mia Principessa, e come in ogni loco
  Di questa Reggia splender veggio accese
  Fiaccole e torce, e fatta giorno ormai
  L’oscura notte, e in folla andar soldati,
  Tornar ministri e sussurrar per tutto
  Ordini, commession, voci confuse?
  Che fu? che avvenne?
Arm.                                    Deh lasciami in pace.
  Jennaro qui nascosto a forza aperse
  L’uscio alla stanza, e con la spada ignuda
  Trucidar volle Millo, sposo mio,
  A me da presso, Millo, suo fratello.
  In carcere fu posto, e strage e sangue
  M’aspetto in vece di quiete e gioia.
Smer. Che mi narrate! Ov’è lo sposo vostro?
Arm. Furente il vidi, sospirò, guardommi,
  Pianse d’amare lagrime, ed entrando,
  In un suo gabinetto si rinchiuse,
  Nè al mio pregare aperse, e solo il suono
  Di singulti, e di pianti udir potei.
Smer. Armilla, Principessa, figlia mia,
  Fuggìam di qui. Fuggiam nelle caverne
  D’un’alpestre montagna. È questo il punto,

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.