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110 il corvo.

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vita, son ricco. No perdemo tempo, caro el mio fio; seguitème.

Jen. Io partir? Vi ringrazio, o solo amico
  Nella miseria mia. Partir non deggio.
  Una fuga improvvisa, inaspettata
  Reo mi farebbe, ed innocente io sonò.
  Innocente morrò.

Pant. Ah no xe tempo, care le mie viscere, de parlar più de innocenza. La xe stada una pazzia... La xe stada quello che volè, ma...

Jen. (impetuoso)      Reo mi credete!

Pant. Sarè innocente, via, quello che ve piase; ma cossa giova? Adesso una fuga sola poi dar tempo al tempo, poi dar campo al maneggio, poi dar qualche color de innocenza un dì ai successi; poi ancora metterve in grazia de vostro fradello. Una condanna de traditor, de sassin del proprio sangue, de ribello, una morte segura, anema mia, una morte de ignominia, in mezzo un pubblico, su un palco, per man del carnefice; questa xe quella, che immediatamente ve qualifica reo in te la mente dei omeni, che no ammette remedio, e che lassa una memoria infame della vostra persona. Ah, caro ben, mi ve son pare in sto ponto; no tardemo un momento; deme sta man a mi... feve coraggio.

Jen. Ah dite il vero troppo, amico vecchio.
  La morte reo mi stabilisce, e infame
  Rimango nelle menti; ma la fuga

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