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atto quarto. 113

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Jen. Millo ha firmata la sentenza mia?

Tart. Per servirla. Guardi qui: Millo, Re di Frattombrosa.

Jen. Inumano fratel!

Tart. (sempre piangendo) Mi perdoni per carità. A voi, guardie, lo consegno. Fra un’ora, fate che sia eseguita la sentenza. Io me ne vado, perchè sento, che non posso più resistere. Felice giorno a Vostra Altezza.

Jen.                          Sarà pur vero,
  Che a sì barbaro passo io sia ridotto!

SCENA NONA.


Millo, Jennaro e guardie.


Mil. A’ prieghi vostri, a quei dell’Ammiraglio
  Ratto qui venni; ma più venni mosso
  Da’ giuramenti del buon vecchio, ch’io
  Saprei dal labbro vostro, che innocente
  Siete, o Jennaro. Io so, che saran questi
  Mendicati ritardi a un duro passo,
  Che v’affanna, di morte. Io vi compiango;
  Io vi bramo innocente; ma innocente
  Non so sperarvi. Manifesti troppo,
  E senza scusa gli attentati sono.
  Basta. Crudel non son. Qui venni e ascolto.
  (alle guardie) Olà, quelle catene gli levate.
  Qui da seder, (vengono levate le catene a
  Jennaro, e vengono posti due origlieri al-

    Gozzi. 8

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