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atto quinto. | 131 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:353|3|0]]
Arm. Fermati. Omai non ti bisogna... figlio...
Cercar riparo... (spirante) Io sento in sulle
labbra
L’alma, che fugge... A Millo... al caro sposo...
Dì addio... per me... se vedi ’1 padre... digli...
Digli... ch’io l’appagai... che si ricordi...
Digli, che... oh Dio!.. dirai... che... oh Dio...
già spiro, (muore)
Smer. Ahi, ahi, oimè.
Jen. (furente) Passata è la meschina.
Oh giorno! oh Cielo! oh me infelice! oh Millo!
Oh Norando crudel!
SCENA SETTIMA.
Millo e detti.
Mil. Quai pianti, e strida! (vedendo Jennaro) Oh
fratel mio, Jennaro!
Chi mi ti dona al sen? (corre ad abbracciarlo)
Jen. (procurando di nascondergli Arm.) Fuggi,
fratello;
Volgi la faccia altrove. Il sguardo tuo,
Lasso! deh non fissare in questa parte.
Mil. (scoprendo il cadavere) Che! Armilla! la mia
sposa! esangue! immersa
Nel proprio sangue!... Ah misero, qual folgore
Mi rischiara la mente? Io fui, fratello,
Dell’infelice l’uccisor. Qui sola
La lasciai: disperato, forsennato,
Cieco non vidi, che la generosa