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atto quinto. 133

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Jen. Come finiscon le sciagure, dimmi,
  Con la morte di quella altera donna,
  Figlia tua, sol conforto a questa Reggia?
Smer. Mal finisco le angosce colla morte
  Di lei, per cui morremo in doglia e in pianti.
Nor. Dopo tante vicende a un Corvo estinto.
  Dopo tanti prodigi di Norando,
  Tai ricerche si fanno! È il verisimile
  Al proposito nostro? E lo trovate
  Forse in qualch’opra, in cui vi par vederlo?
                           (prende Armilla per una mano)
  Sorgi, figliuola, Armilla; al mio potere
  Nulla s’oppone. Or posso esser umano.
  Sorgi, mia figlia, e il tuo risorgimento
  Consoli questi afflitti, e in un consoli
  Me, ch’è tempo oggimai.
Arm. (sorgendo)                               Chi è, che mi scuote
  Dal cupo sonno! Ah, padre mio, tu fosti,
  Che due volte la vita m’hai donata.
Mil. (con trasporto) Sposa!
Arm.                                    Sposo!
Jen.                                      Cognata! Oh maraviglia!
                                     (s’abbracciano reciprocamente)
Smer. (furiosa di giubilo) Oh stupor grande! oh
                                     che mai vidi! oh cara!
  (bacia Arm.) Io son fuori di me, scusate, (corre
                                          per la scena) Gente,
  Ministri, guardie, accorrete, accorrete.
  Venite a veder cose oltre natura.
  Accorrete.

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