< Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

atto primo. 155

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:377|3|0]]

     Di sentimenti i più dolci, i più teneri;
     Tutto non posso dir, ma gli risparmio
     Al dolce punto maritale. Allora
     Conoscerete, quanto v’amo. Addio.
     (a parte) Il colpo è fatto; è cotto; io son Regina.
(fa degl’inchini affettati con dei sospiri, volgendosi di quando in quando. Entrano le guardie, per riceverla, occupano le due statue; vien cambiato l’uomo statua occultamente con uno stucco verosimilissimo Smeraldina parte, le guardie la seguono)


SCENA UNDECIMA.

Deramo solo.


(verso lo stucco) Ah, caro ordigno, che piacere è questo,
Che mi dai col tuo riso! Oh maritati,
Oh padri, ed oh serventi, qual ventura
Sarebbe a voi l’avere simile ordigno
Tutti ne’ vostri alberghi, e le sorelle,
E le mogli, e le amate interrogando,
Saper de’ loro interni!... Ah no, che questa
Sarebbe la maggior disavventura,
Ch’uomo potesse aver. Quanto sarebbe
Meglio, che in vece di scoprir le donne,
Tu scoprissi degli uomini l’interno.
Per potersi guardar da’ falsi amici.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.