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  Dopo il conflitto, in Astracan col Padre
  Corsi alla Reggia, e delle miglior gemme
  Fatto fardello, con Timur, e Elmaze,
  Miei genitor, di panni villerecci
  Travestiti, fuggimmo prontamente.
  Per i deserti, e per l’alpestri roccie
  N’andavamo celati. Oh Dio! Barach,
  Quante miserie, e quanti patimenti!
  Sotto ’l monte Caucaseo i malandrini
  Ci spogliaron di tutto; e i nostri pianti
  Sol dono della vita hanno ottenuto.
  Con la fame, la sete, ogni disagio
  Era compagno nostro. Il vecchio padre
  Or sugli omeri miei per alcun tempo,
  Or la tenera Madre via portando,
  Seguivamo il viaggio. Cento volte
  Trattenni il genitor, che disperalo
  Uccidersi volea. Ben altrettante
  Cercai la madre ritornar in vita,
  Per languidezza, e per dolor svenuta.
  Alla Città d’Jaich giugnemmo un giorno.
  Quivi, piangendo, io stesso, in sulle porte
  Delle Moschee, chiedea pien di vergogna.
  Nelle botteghe, e per le vie cercando
  Tozzi di pane, e picciole monete,
  Miseramente i genitor sostenni.
  Odi sventura. Il barbaro Sultano
  Di Carizmo crudel, non ancor pago
  Della fama, che morti ci faceva,
  Non ritrovando i nostri corpi estinti,

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