Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
atto primo | 221 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:443|3|0]]
Dopo il conflitto, in Astracan col Padre
Corsi alla Reggia, e delle miglior gemme
Fatto fardello, con Timur, e Elmaze,
Miei genitor, di panni villerecci
Travestiti, fuggimmo prontamente.
Per i deserti, e per l’alpestri roccie
N’andavamo celati. Oh Dio! Barach,
Quante miserie, e quanti patimenti!
Sotto ’l monte Caucaseo i malandrini
Ci spogliaron di tutto; e i nostri pianti
Sol dono della vita hanno ottenuto.
Con la fame, la sete, ogni disagio
Era compagno nostro. Il vecchio padre
Or sugli omeri miei per alcun tempo,
Or la tenera Madre via portando,
Seguivamo il viaggio. Cento volte
Trattenni il genitor, che disperalo
Uccidersi volea. Ben altrettante
Cercai la madre ritornar in vita,
Per languidezza, e per dolor svenuta.
Alla Città d’Jaich giugnemmo un giorno.
Quivi, piangendo, io stesso, in sulle porte
Delle Moschee, chiedea pien di vergogna.
Nelle botteghe, e per le vie cercando
Tozzi di pane, e picciole monete,
Miseramente i genitor sostenni.
Odi sventura. Il barbaro Sultano
Di Carizmo crudel, non ancor pago
Della fama, che morti ci faceva,
Non ritrovando i nostri corpi estinti,