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  Benchè nato in grandezza. Un’alma forte
  Tutto de’ sofferir. De’ ricordarsi,
  Che, a petto a’ Numi, ogni Monarca è nulla,
  E che costanza, e obbedienza solo
  Ai decreti del Ciel fa l’uom di pregio.
  De’ Carazani al Re fummo, ed in Corte
  Nei più bassi servigi m’adattai
  Per sostenere i genitori. Adelma,
  Del Re Cheicobad de’ Carazani,
  Avea di me qualche pietade, e parmi
  Poter assicurar, ch’ella sentisse
  Più, che pietà per me. Co’ sguardi suoi
  Parea, che penetrasse, ch’io non era
  Nato, quale apparia. Ma non so, quale
  Puntiglio il padre suo mosse a far guerra
  Ad Altoum, Gran Can qui di Pechino.
  Stolti furo i racconti, che dal volgo
  Venieno fatti per tal guerra, e solo
  So, che fu ver, che ’l Re Cheicobad
  Fu vinto, e desolato, e che fu estinta
  Tutta la stirpe sua, che Adelma stessa
  Morì in un fiume. Così fama sparse.
  Anche da’ Carazani via fuggimmo
  Per fuggir strage, ed il furor di guerra.
  Dopo lungo patir giugnemmo a Berlas
  Laceri, e scalzi. Ma che più dir deggio?
  Non istupir. La madre, e ’l padre mio
  Alimentai quattr’anni al prezzo vile
  Di portar sopr’agli omeri le casse,
  Le sacca, ed altri insofferibil pesi.

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