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224 | Turandot |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:446|3|0]]
Bar. Non più, Signor, non più... Poichè vi miro
In arnese reale, ogni miseria
Lasciam da parte, e finalmente dite.
Come fortuna un dì vi fu cortese.
Cal. Cortese! Attendi. Uno sparvier perduto
Fu da Alinguer, Imperator di Berlas,
Che molto caro avea. Fu preda mia.
Ad Alinguer lo presentai. Mi chiese,
Chi fossi; io tenni l’esser mio celato.
Dissi, ch’ero un meschin, che i genitori
Sostenea, via portando a prezzo i pesi.
L’Imperator nell’ospital fè porre
La madre, e ’l padre mio. Diè commessione,
Che ben serviti, e mantenuti in vita
Fossero in quell’asilo di meschini.
(piangendo) Barach, ivi è ’l tuo Re... la tua Regina...
Sono i miei genitor sempre in spavento
D’esser scoperti, e di lasciar il capo.
Bar. (piangendo) Oh Dio! che sento mai!
Cal. L’Imperatore.
A me diè questa borsa, (trae dal seno una
borsa) un bel destriere,
E questa ricca veste. Disperato
Abbraccio i genitor. Lor dico: Io vado
A ricercar fortuna. O questa vita
Infelice vo’ perdere, o gran cose
V’attendete da me; che ’l cor non soffre
In sì misero stato di vedervi.
Trattenermi volean, volean seguirmi;