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atto primo | 225 |
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E ’l Ciel non voglia, che di là partiti
Sieno per caldo amor dietro al lor figlio.
Lungi dal mio Tiranno di Carizmo,
Qui in Pechin giunsi, e del gran Can intendo
Sotto mentito nome esser soldato.
Se m’innalzo, Barach, se la fortuna
Mi favorisce, ancor farò vendetta.
Per non so qual funzione è la cittade
Piena di forestier, nè da alloggiarvi
Potei trovar. Qui una pietosa donna
Di quell’albergo m’accettò, ripose
Il mio destrier...
Bar. Signor, quella è mia moglie.
Cal. Tua moglie! Va, che fortunato sei
Possedendo una donna sì gentile.
(in atto di partire) Barach, ritornerò. Dentro a Pechino
Questa solennità bramo vedere,
Che tante genti aduna. Ad Altoum,
Gran Can, poi mi presento, e grazia chiedo
Di militar per lui. (va verso la porta della Città)
Bar. Calaf, fermatevi.
Non vi prenda disio d’esser presente
A un atroce spettacolo. Voi siete
In un teatro abbominevol giunto
Di crudeltà inaudite.
Cal. Che! Mi narra.
Bar. Noto non v'è, che Turandot, la figlia
Unica d'Altoum Imperatore,
Gozzi. | 15 |
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