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228 Turandot

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  D’averlo sposo, e del suo Impero erede;
  Ma che, se i suoi tre enigmi non sciogliesse,
  Altoum Can, per sacro giuramento
  A’ Numi suoi, troncar farebbe il capo
  Al Prence incauto, e mal capace a sciorre
  Gli enigmi della figlia. Dì, Barach,
  Non è questa la fola? Or dì tu ’l resto,
  Ch’io m’annoio nel dirla.
Bar. Fola! Fola!
  Oh lo volesse il Cielo. Si riscosse
  L'Imperatore a ciò, ma quella tigre
  Con alterigia, ed or con vezzi, ed ora
  Moribonda apparendo, vacillare
  Fè’ la mente al buon vecchio, e alla fin trasse
  Al padre troppo tenero la legge.
  Ell’adducea: Nessuno avrà coraggio
  D’esporsi al gran periglio; io vivrò in pace.
  Se alcuno s’esporrà, non avrà taccia
  Il padre mio, s’eseguir fa un editto
  Pubblicato, e giurato. Questa legge
  Fu giurata, e andò intorno, ed io vorrei
  Fole narrarvi, e poter dir, che sogni
  Sono gli effetti della cruda legge.
Cal. Credo, poichè tu ’l narri, quest’editto;
  Ma certamente nessun Prence stolto
  Si sarà cimentato.
Bar. Che! Mirate.
  (mostra i teschi infilati sulla mura)
  Que’ capi tutti son di giovanetti
  Principi, esposti per discior gli oscuri

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