Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
atto primo | 229 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:451|3|0]]
Enigmi della cruda, e esposti invano
Vi lasciaron la vita.
Cal. (sorpreso) Oh atroce vista!
Come può darsi tal sciocchezza in uomo
D’espor la testa per aver consorte
Sì barbara fanciulla?
Bar. Ma, non dite
Questo, Calaf. Chiunque il suo ritratto,
Che gira intorno, vede, una tal forza
Sente nel cor, che per l’originale
Cieco alla morte corre.
Cal. Un qualche folle.
Bar. No, no, qualunque saggio. Oggi ’l concorso
In Pechino è, perchè si tronca il capo
Di Samarcanda al Principe, il più bello,
Il più saggio, e gentile giovinetto,
Che la città vedesse. Altoum piange
Della giurata legge, e l’inumana
Si pavoneggia, e gode, (si mette in ascolto.
Odesi un suono lugubre d’un tamburo scordato)
Udite! udite!
Questo suono lugubre è ’l mesto segno,
Che ’l colpo segue. Io di Pechino uscito
Sono per non vederlo.
Cal. Tu mi narri
Strane cose, Barach. Ed è possibile.
Che da natura uscita una tal donna
Sia, com'è Turandotte? Sì incapace
D’innamorarsi, e di pietà sì ignuda?
Bar. Ha mia consorte una sua figlia, serva