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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:453|3|0]]
Ism. Pace! pace!
Amor mi tenne, e sino all’ultim’ora
Presso mi volle. I detti suoi mi sono
Fitti nell’alma, e tante acute spine
Saranno a questo seno eternamente.
Non pianger, mi dicea, volontier muoio,
Che la crudele posseder non posso.
Scusami al Re, mio padre, che partito
Son dalla Corte sua senza un addio.
Dì, che ’l timor, ch’ei s’opponesse allora
Al mio desir, mi fe’ disubbidiente.
Questo ritratto mostragli, (trae dal seno un ritratto) Veggendo
Tanta bellezza dell’altera donna,
Mi scuserà, piangerà teco il mio
Caso crudel. Ciò detto, cento baci
Impresse in questa maledetta effigie,
Poscia il suo collo espose, e vidi a un tratto
(Orribil vista, che natura oppresse!)
Sangue spruzzar, busto cadere, in mano
Del ministro crudele il caro capo
Del mio Signor. Fuggii, d’orror, di doglia
Desolato, acciecato. (getta in terra, e calpesta il ritratto) O maladetto,
Diabolico ritratto, quì rimanti
Calpestato nel fango. Almen potessi
Calpestar teco Turandotte iniqua.
Ch’io ti rechi al mio Re? No, Samarcanda
Più non mi rivedrà. Piangendo sempre
In un diserto lascierò la vita. (parte furioso)