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Ism. Pace! pace!
  Amor mi tenne, e sino all’ultim’ora
  Presso mi volle. I detti suoi mi sono
  Fitti nell’alma, e tante acute spine
  Saranno a questo seno eternamente.
  Non pianger, mi dicea, volontier muoio,
  Che la crudele posseder non posso.
  Scusami al Re, mio padre, che partito
  Son dalla Corte sua senza un addio.
  Dì, che ’l timor, ch’ei s’opponesse allora
  Al mio desir, mi fe’ disubbidiente.
  Questo ritratto mostragli, (trae dal seno un ritratto) Veggendo
  Tanta bellezza dell’altera donna,
  Mi scuserà, piangerà teco il mio
  Caso crudel. Ciò detto, cento baci
  Impresse in questa maledetta effigie,
  Poscia il suo collo espose, e vidi a un tratto
  (Orribil vista, che natura oppresse!)
  Sangue spruzzar, busto cadere, in mano
  Del ministro crudele il caro capo
  Del mio Signor. Fuggii, d’orror, di doglia
  Desolato, acciecato. (getta in terra, e calpesta il ritratto) O maladetto,
  Diabolico ritratto, quì rimanti
  Calpestato nel fango. Almen potessi
  Calpestar teco Turandotte iniqua.
  Ch’io ti rechi al mio Re? No, Samarcanda
  Più non mi rivedrà. Piangendo sempre
  In un diserto lascierò la vita. (parte furioso)

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