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234 Turandot

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  Invano tenti spaventarmi. Care
  Rosate guance, amabili pupille,
  Ridenti labbra! oh fortunato in terra
  Chi di sì bel complesso l’armonia
  Animata, e parlante possedesse! (sospeso alquanto,
  poi risoluto
)
  Barach, non palesarmi. È questo il punto
  Di tentar la fortuna. O la più bella
  Donna, che viva, e in un possente Impero,
  Disciogliendo gli enigmi, a un tratto acquisto,
  O una misera vita, divenuta
  Insofferibil peso, a un tratto lascio. (guarda il ritratto)
  Dolce speranza mia, già m’apparecchio
  Vittima nuova a dispiegar gli enigmi.
  Abbi di me pietà. Dimmi, Barach;
  Là nel Divano almen, pria di morire,
  Vedranno gli occhi miei l’immagin viva
  Di si rara bellezza? (udirassi un suono lugubre
  di tamburo scordato dentro le mura
  della Città, e più vicino della prima volta.
  Calaf si porrà in attenzione. Vedrassi innalzarsi
  per di dentro sulle mura un orrido
  carnefice Chinese con le braccia ignude, e
  sanguinose, che pianterà il capo del Principe
  di Samarcanda, indi si ritirerà
)
Bar. Deh mirate
  Prima, e v’inorridite. È quello il teschio
  Del Principe infelice ancor fumante,
  Di sangue intriso, e quel, ch’ivi lo fisse

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