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236 Turandot

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Cal. Pietosa donna, al mio destin mi tragge
  Questa bella presenza. (mostra il ritratto)
Sch. Ah, chi gli ha data
  L’immagin infernal! (piange)
Bar. (piangendo) Puro accidente.
Cal. (liberandosi) Assan, donna gentile, il mio destriere
  Rimanga a voi con questa borsa in dono.
  (trae la borsa dal seno, e la dà a Schirina)
  Altro non ho nella miseria mia
  Da spiegarvi il mio cor. Se non v’incresce,
  Qualche parte del dono in mio soccorso
  Spendete in sacrifizi a’ Dei celesti,
  A’ poverelli dispensate. Ognuno
  Preghi per questo sventurato. Addio.
  (entra nella Città)
Bar. Signor... Signor...
Sch. Figlio... fermate... figlio...
  Ah vane son le voci. Dimmi, Assan,
  Chi è quel generoso sfortunato,
  Che alla morte sen corre?
Bar. Non ti prenda
  Tal curiositade. E tal d’ingegno,
  Ch’io non dispero in tutto. Andiam, Consorte.
  A’ poverelli tutto, e ai Sacerdoti
  Vada quell’oro, onde si chieda al Cielo
  Grazia per lui... Ah morto il piangeremo!
  (entra in casa disperato)
Sch. Non sol qucst’oro, ma di quanto mai
  Spogliar mi posso, tutto in pietose opre

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