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242 Turandot

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  e no nasce putte, che odia i omeni, come
  la Prencipessa Turandot, so fia. Oibò, no ghe
  xe idea da nu de sta sorte de creature, gnanca
  per sogno. Prima che le mie desgrazie me facesse
  abbandonar el mio paese, e che la mia
  fortuna me innalzasse senza merito all’onor de
  secretario de vostra Maestà, no aveva altra cognizion
  della China, se no che la fusse una
  polvere bonissima per la freve terzana, e son
  sempre, come un omo incocalio de aver trovà
  quà de sta sorte de costumi, de sta sorte de
  zuramenti, e de sta sorte de putti, e de putte.
  Se contasse sta istoria a Venezia, i me diria:
  Via, sier bomba, sier slappa, sier panchiana,
  andè a contar ste fiabe ai puttelli; i me rideria
  in tel muso, e i me volteria tanto de bero.
Alt. Tartaglia, foste a visitar il nuovo
  Temerario infelice?
Tart. Maestà sì; è quì nelle solite stanze del palagio,
  che s’assegnano a’ Principi forestieri. Sono
  rimasto stupefatto della sua bella presenza, della
  sua dolce fisonomia, della sua maniera nobile
  di favellare. In vita mia non ho veduta la più
  degna persona. Ne sono innamorato, e mi sento
  strappare il cuore, che venga ad esporsi al macello,
  come un becco, un Principe così bello,
  così buono, così giovane... (piange)
Alt. Oh indicibil miseria! Già eseguiti
  Saranno i sacrifizi, onde dal Cielo
  Sia soccorso il meschin di tanto lume

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