Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
atto secondo | 243 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:465|3|0]]
Da penetrare, da discior gli oscuri
Enigmi della barbara mia figlia?
Ah invan lo spero!
Pant. La pol star certa, Maestà, che non s’ha mancà
de sacrifizi. Cento manzi xe stai sacrificai al
Cielo, cento cavalli al Sol, e cento porchi alla
Luna. (a parte) Mi po no so cossa se possa
sperar da sta generosa beccaria imperial.
Tart. (a parte) Sarebbe stato meglio sacrificare
quella porchetta della Principessa. Ogni disgrazia
sarebbe finita.
Alt. Or ben, quì si conduca il nuovo Prence. (parte una guardia)
Si procuri distorlo dal cimento;
E voi, saggi Dottori del Divano,
Ministri fidi m’assistete, dove
Il dolor mi troncasse la favella.
Pant. Gavemo tante esperienze, che basta, Maestà.
Se sfiataremo de bando, e po l’anderà a farse
sgargatar, come un dindio.
Tart. Senti, Pantalone. Ho conosciuto in lui della
virtù, e dell’acume; non sono senza speranza.
Pant. Che! che el spiega le indovinelle de quella
cagna? oh fallada la xe!
SCENA TERZA.
Calaf accompagnato da una guardia, e detti..
Cal. (s’inginocchierà con una mano alla fronte)
Alt. Sorgi, incauto garzon. (Calaf s’alza, e fatto