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atto secondo 245

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  Paghi sotto una scure, ed insepolte
  Sien queste membra pascolo alle fere,
  A’ cani, alle cornacchie. Ho già in Pechino
  Chi mi conosce, e l’esser mio può dirvi.
  (con inchino) Grazia è per or, che ’l nome mio stia occulto.
  Alla vostra clemenza in grazia il chiedo.
Alt. Abbi tal grazia in dono. Io non potrei
  A quella voce, alle tue belle forme
  Nulla negar. Così disposto fossi
  Grazia tu a fare ad un Imperatore,
  Che dall’alto suo seggio a te la chiede.
  Desisti, deh desisti dal cimento,
  A cui t’esponi. Tanta simpatia
  Di te mi prende, che del mio potere
  A te tutto esibisco. Sii compagno
  Di me nel Regno, ed al serrar quest’occhi
  Ogni possibil mia beneficenza
  Da quest’animo attendi. Non volere,
  Ch’io sia tiranno a forza. Io son l’obbrobrio,
  Per l’incautela mia, di tutti i sudditi.
  Anima audace, se pietà può nulla
  Sopra di te, non obbligarmi a piangere
  Sul cadavere tuo. Non far, che accresca
  L’odio a mia figlia, l’odio a me medesmo
  D’aver prodotta una perversa figlia,
  Orgogliosa, crudel, vana, ostinata,
  Cagion d’ogni mia angoscia, e della morte. (piange)
Cal. Sire, datevi pace. Al Cielo è nota

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