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atto secondo 259

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Tur. (disperata) Ah, padre mio, deh per pietà sospendasi...
Alt. (sdegnoso) Non si sospenda; io risoluto sono.
Tur. (precipitando ginocchioni) Padre, per quanto
  amor, per quanto cara
  V'è questa vita, al nuovo dì concedasi
  Nuovo cimento ancora. Io non potrei
  Sofferir tal vergogna. Io morrò, prima
  D’assoggettarmi a quest’uomo superbo,
  Pria d’esser moglie. Ahi questo nome solo
  D’esser consorte ad uom, solo il pensiero
  D’esser soggetta ad uom, lassa, m’uccide. (piange)
Alt. (collerico) Ostinata, fanatica, brutale;
  Più non t’ascolto. Olà, ministri, andate.
Cal. Sorgi, di questo cor bella tiranna.
  Signor, deh per pietade sospendete
  Gli ordini vostri. Io non sarò felice,
  S’ella m’abborre, ed odia. L’amor mio
  Non potria sofferir d’esser cagione
  Del suo tormento. Che mi val l’affetto,
  Se d’odio solo la mia fiamma è degna?
  Barbara tigre, s’io non ammollisco
  Quell’anima crudel, sta lieta, e godi;
  Io non sarò tuo sposo. Ah, se vedessi
  Questo cor lacerato, io certo sono,
  Che n’avresti pietà. Della mia morte
  Ingorda sei? Signor, le si conceda
  Nuovo cimento; io questa vita ho a sdegno.
Alt. No; risoluto son. Vadasi al Tempio:
  Non si conceda altro cimento... incauto...

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