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268 Turandot

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  Ch’ella impegnata siasi con franchezza
  D’indovinar que’ nomi; e d’apparire
  Dimani nel Divano in faccia al volgo?
  Che rimarrà, se in pubblico apparita
  Scioccamente risponde, o là confessa,
  Che fu stolto il suo assunto! Ah che mi sembra
  Mille scherzi di beffe, e aperte risa
  Del popolo sentir, quasi ella fosse
  Un’infelice comica, che caggia
  In error sulla scena.
Tur. (furiosa) Sappi, Adelma,
  Se i nomi non iscopro, in mezzo al Tempio,
  (Già risoluta sono) in questo seno
  M’immergerò un pugnal.
Adel. No, Principessa.
  Per scienza, od inganno si de’ sciorre
  Quell’enigma proposto.
Zel. Ben; se tanto
  Adelma l’ama e più di me capisce,
  Più di me la soccorra.
Tur. Cara Adelma,
  Soccorrimi. Del padre il nome, e ’l suo
  Come deggio saper, se nol conosco,
  Ne so, d’onde sia giunto?
Adel. Ei nel Divano
  So che disse aver gente qui in Pechino,
  Che lo conosce. Si de’ por sossopra
  La città tutta, ed oro e gemme spendere.
  Tutto si de’ poter.
Tur. D’oro, e di gemme

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