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atto terzo 269

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  Disponi a voglia tua. Pur ch’io lo sappia,
  Non si curi un tesoro.
Zel. e dove spenderlo?
  Di chi cercar? Con qual cautela, e come,
  Quand’anche si sapesse, un tradimento
  Tener occulto, e far che non si sappia,
  Che per inganno, e non per sua virtude
  Ell’ha carpiti i nomi?
Adel. Sarà forse
  Zelima traditrice a discoprirlo?
Zel. (con ira) Ah troppo offesa son. Mia Principessa,
  Risparmiate il tesoro. Io mi credea
  Di placar l’alma vostra, e persuadervi
  Sperava a dar la destra ad un ben degno
  Tenero amante, che a pietà mi mosse.
  Trionfi in me parzialità, ch’io deggio
  A chi deggio ubbidir. Fu quì Schirina
  La madre mia. Fu a visitarmi allegra
  Per gli enigmi disciolti, e non sapendo
  Del novello cimento di dimani
  Mi palesò, che ’l Prence forestiere
  Alloggiò nel suo albergo, indi che Assan,
  Mio patrigno il conosce, e che l’adora.
  Chiesi del nome suo, ma protestommi,
  Ch'Assan non glielo disse, e ch’anzi nega
  Di volerglielo dire. Ella promise
  Di far quanto potrà. Dell’amor mio
  La mia Regina or dubiti, se ’l merto.
  (entra dispettosa)

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