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272 | Turandot |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:494|3|0]]
Bar. No, Signor, non gliel dissi. A’ cenni vostri
Sa Barach obbedir. Pur non so quale
Presentimento mi spaventa, e tremo.
SCENA QUARTA.
Pantalone, Tartaglia, Brighella, soldati e sopraddetti.
Pant. (uscendo affaccendato) Oh velo qua, velo
qua per diana.
Tart. (a Calaf) Altezza, chi è costui?
Pant. Mo dove se fichelo? con chi parlela?
Bar. (a parte) Misero me, che fia!
Cal. Questo è a me ignoto.
Qui lo trovai per accidente. A lui
Chiedea della città, de’ riti, d’altro.
Tart. Perdonatemi, voi siete un ragazzo col cervello sopra al turbante, e avete un animo troppo cortese. Me ne sono accorto nel Divano. Perchè diavolo avete fatta quella balordaggine?
Pant. Oh basta, quel che xe fatto, xe fatto. Altezza, ella no sa in quanti pie de acqua che la sia, e se no averemo i occhi nù sulla so condotta, ella se lasserà far zo, come un parpagnacco. (a Bar.) Sier mustacchi caro, questo no xe logo per vu. Ella, Altezza, la se contenta de ritirarse in tel so appartamento. Brighella, za xe dà l’ordene, che se metta sull’arme domile soldai de guardia, e vu custodirè