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276 | Turandot |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:498|3|0]]
Tim. (sempre piangendo) Non mi rammemorar la
cara sposa.
Barach, in meschinello asilo in Berlas
Tra le passate angosce, e le presenti,
Cedendo al rio destin, col nome in bocca
Dell’amato suo figlio, ed appoggiando
A questo afflitto sen la cara fronte.
Tra queste braccia sfortunate e stanche.
Me confortando, spirò l’alma, e giacque.
Bar. (piangendo) Misera Principessa!
Tim. Io disperato
In traccia dell’amato figlio mio,
E in traccia della morte in Pechin giunsi,
E appena giunto il misero mio figlio
Veggo tra l’armi al suo destin condotto.
Bar. Partiam, Signor. Del figlio non v’incresca.
Diman fors'è felice; in un felice
Diverrete anche voi, pur che non v’esca
Dalle labbra il suo nome, e ’l nome vostro.
Io quì Barach non son, ma Assan mi chiamo.
Tim. Qual arcano mi dì?...
Bar. Farò palese
Lungi da queste mura ogni secreto.
Partiam tosto, Signor, (guarda intorno con sospetto)
Ma che mai vedo!
Schirina dal Serraglio! Ohimè! meschino!
D’onde vieni? a che andasti?