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atto quarto 285

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  D’abborrire, e non posso... e in questo seno...
  (scuotendosi) Ah, che diceva mai! Padre all’oggetto,
  Cagion del mio rossor, che la mia gloria
  Avvilisce, distrugge. Il tempo è breve. (alto)
  Vecchio, mi dì più oltre; io più non soffro.
Tim. Amico, che far deggio?
Bar. (con forza) Sofferite.
  Turandot, quello è un Re. Non offendete
  Voi stessa almen con un’azione indegna
  Della nascita vostra. Rispettate
  Le venerande membra. In me si sfoghi
  L’inumana fierezza. È vana ogn’opra;
  Non saprete di più.
Tur. (collerica) Sì, rispettato
  Questo vecchio sarà, che l’ira mia
  Tutta è contro di te. Tu lo stogliesti
  Dall’appagarmi, e tu paga la pena, (fa cenno
  agli Eunuchi, i quali s’avvicinano tutti a
  Barach per flagellarlo
)
Sch. Misera me! marito mio... marito...


SCENA SECONDA.

Adelma, e detti.

Adel. Fermatevi. Signora, quanto basta
  Quì occulta intesi. Questi due ostinati
  Ne’ sotterranei del serraglio chiusi
  Sieno subitamente. Altoum parte

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