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286 Turandot

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  Dalle sue stanze per venir a voi.
  A me Schirina, e a me tutto quell’oro.
  Corrotte son le guardie, che alle stanze
  Dell’ignoto han custodia. È mia l’impresa.
  Puossi entrar alle stanze, ove soggiorna.
  Favellar seco, e, se de’ miei consigli
  Ognuno farà buon uso, consolata
  Fia Turandotte, sciolta, e gloriosa.
  Schirina, se ti preme il tuo consorte,
  Zelima, se t'è cara la tua madre,
  A modo mio farete. Chi avrà sorte
  Di vincer quant’io penso, ricco fia.
  Non si perda più tempo. Io spero in breve
  Di rallegrarvi.
Tur. Amica, a te m’affido.
  Seco vada il tesoro. Teco vengano
  E Schirina, e Zelima. Io tutto spero
  In Adelma, in Zelima, ed in Schirina.
Adel. Schirina, e voi Zelima, mi seguite.
  Meco sia quel tesoro, (a parte) Ah forse io posso
  Or rilevar i nomi, e far, che resti
  Vinto l’ignoto; e, rinunziato, forse
  Resterà mio. Forse averò tant’arte
  Di sedurlo a fuggir, di meco trarlo
  Fuori da questo Regno. (Adelma, Zelima,
  Schirina e un Eunuco col tesoro entrano
)
Bar. Moglie, figlia,
  Non mi tradite. A quest’alme infernali
  Non siate ubbidienti. Oimè, Signore,
  Chi sa, che avverrà mai!

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