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atto quarto 289

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  Scritti sono i due nomi, e gli evidenti
  Segni delle persone. Un messo or ora
  Secretamente da region lontane
  A me sen venne; favellommi; e dopo
  Da me chiuso, e in gelosa guardia posto,
  Sino che passi il nuovo giorno, in questo
  Foglio mi diede i nomi, ed altre molte
  Liete e gravi notizie. È Re l’ignoto.
  È figliuolo di Re. Non è possibile
  Che tu sappi, chi sieno; è troppo, o figlia,
  Rimoto il nome lor. Però quì venni,
  Perchè mi fai pietà. Là nel Divano,
  In mezzo al popol tutto, qual piacere
  Hai la seconda volta volontaria
  A farti dileggiar? Ululi e fischi
  Della vil plebe avrai, troppo giuliva
  Ch’una superba, odiata, ed abborrita
  Per la sua crudeltà, punita sia.
  Mal si tenta frenar l’impeto intero
  D’un popol furioso, (fa cenno con sussiego a Pantalone, a Tartaglia e alle guardie, che partono. Tutti con prestezza, fatto il solito inchino colla fronte a terra, partono. Altoum segue) Io posso, o figlia,
  Riparare al tuo onor.
Tur. (alquanto confusa) Che onor! quai detti!
  Padre, grazie vi rendo. Io non mi curo
  D’aiuti, o di ripari. Da me stessa
  Ripararmi saprò là nel Divano.

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