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atto quarto 291

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  Quanto t’ama tuo padre. Questo capo
  Scommetto, o figlia, che non sai que’ nomi.
  Io gli so: scritti sono in questo foglio,
  E te li voglio dir. Vo’, che s’aduni
  Il Divan, fatto il giorno, che apparisca
  In pubblico l’ignoto, e ch’egli soffra
  Che tu lo vinca; che vergogna egli abbia;
  Che provi angoscia, pianga, si disperi,
  Sia per morirsi per aver perduta
  Te, che sei la sua vita. Sol ti chiedo,
  Dopo ’l tormento suo, che tu gli porga
  Quella destra in consorte. Giura, figlia,
  Che ciò farai. Siamo quì soli. Io tosto
  Ti paleso i due nomi. Tra noi due
  Rimarrà questo arcano. Gloriosa
  Appaghi il tuo puntiglio. Amore acquìsti
  De’ sudditi sdegnati. Hai per consorte
  L’uom più degno, che viva, e dopo tante
  Passion date al padre, nella sua
  Vecchiezza estrema il padre tuo consoli.
Tur. (turbata e titubante a parte)
  Ah quant’arte usa il padre!... che far deggio?
  Dovrò affidarmi a Adelma, e sol sperando
  Attender il cimento? O deggio al padre
  Chieder i nomi, e all’abborrito nodo
  Giurar d’esser consorte?... Turandotte,
  T’assoggetta alla fin... minor vergogna
  È accomandarsi al padre... Ma l’amica
  Troppo franca promise... E se rileva?...
  Ed io vilmente al padre il giuramento?...

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