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atto quarto 299

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  Rossor la prende a comparir dimani,
  Dopo tante, benchè crude, vittorie,
  A farsi dileggiar dal popol tutto.
  S’apra l’abisso, e questa schiava inghiotta,
  Se menzogna vi dissi.
Cal. Non chiamarti,
  Donna, sì gran sventure. Io già ti credo.
  Or via, dì a Turandotte, ch’io ben posso
  Sospender il cimento. Miglior fama
  Ella s’acquisterà, che co’ cimenti,
  A cambiar il suo core, a far palese.
  Che di pietà è capace, che risolta
  È di darmi la cara amata destra
  Per consolar un disperato amante,
  Un padre, un Regno. Il tuo felice annunzio,
  Serva, saria mai questo?
Zel. No, Signore;
  Non pensiamo così. La debolezza
  Scusar si deve in noi. La Principessa
  Una grazia vi chiede. Ella sol salva
  Vuol la sua vanagloria, e nel Divano
  Que’ nomi poter dire; indi pietosa
  Discender dal suo trono, e la sua destra
  Con atto generoso unire a voi.
  Qui siamo soli; a voi poco ciò costa.
  Guadagnate quel cor. Sì bella sposa
  Tenera abbiate, e non sdegnata, e a forza.
Cal. (con sorriso) Al terminar quest’ultimo discorso,
  Schiava, ommesse hai le solite parole.

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