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atto quarto 305

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Cal. Misera! Udii narrare il caso altrove,
  Lo credei fola, or così dir non posso.
Adel. Cheicobad, mio padre, uom coraggioso,
  Sdegnato del fin barbaro del figlio,
  Radunò le sue forze, ed ebbe core,
  Per vendicar il figlio, d’assalire
  Gli stati d'Altoum. La sorte iniqua
  Gli fu contraria, e fu sconfitto, e morto.
  Un Visir d'Altoum senza pietade
  Volle estirpar della famiglia nostra.
  Per gelosia di stato, ogni rampollo.
  Tre miei fratelli trucidati furo,
  La madre mia, colle sorelle mie
  Meco scagliate in un rapido fiume
  A terminar i giorni. In sulla riva
  Il pietoso Altoum giunse, e sdegnato
  Contro al Visir, fe’ ripescar nell’acque
  Nostre misere vite. Era mia madre
  Colle sorelle morta. Io, più infelice.
  Semiviva fui tratta, e in diligenza
  Alla vita riscossa, indi in trionfo
  Schiava alla cruda Turandotte in dono
  Mi diede il padre suo. Principe ignoto,
  Se d’uman sentimento non sei privo
  Compiangi i casi miei. Pensa a qual costo,
  Con qual core a servir schiava m’indussi
  Delle miserie mie la cagion prima,
  L’abborribile oggetto de’ miei mali,
  In Turandotte. (piange)
Cal. (commosso) Sì, pietà in me destano.

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