< Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

atto quinto 321

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:543|3|0]]

Alt. Che vedo!
Cal. (sorpreso) Tu impedisci, Turandotte,
  Quella morte, che brami! Tu capace
  Sei d’un atto pietoso! Ah, tu vuoi, barbara,
  Ch’io viva senza te, che in mille angosce.
  Ed in mille tormenti io resti in vita.
  Di tanto almen non esser cruda; lascia,
  Ch’esca da tal miseria, e, se capace
  Sei di qualche pietà, so, che in Pechino
  E Timur, padre mio, privo di regno.
  Perseguitato, lacero, mendico.
  Invan cercai di sollevar quel misero.
  Abbi di lui compassione, e lascia,
  Ch’io m’involi dal mondo, (vuol uccidersi;
  Turandot lo trattiene
)
Tur. No, Calaf.
  Viver devi per me. Tu vinta m’hai.
  Sappi... Zelima, a’ prigionier te’n corri,
  Consola il vecchio afflitto, ed il fedele
  Ministro suo; la madre tua consola.
Zel. E come volontier! (entra)
Adel. (con entusiasmo da sè) Tempo è di morte;
  Più speranza non c'è.
Tur. Sappi, ch’io vinsi
  Per un trasporto sol. Tu palesasti
  Ad Adelma, mia schiava, in non so quale
  Trasporto tuo stanotte, i due proposti
  Nomi, e gli seppi. Il mondo tutto sappia,
  Ch’io capace non son d’un’ingiustizia,
  E sappi ancor, che le tue vaghe forme,

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.