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atto quinto | 325 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:547|3|0]]
Puote Ottener, padre, a Calaf mio sposo,
Ed alla figlia vostra li donate.
Alt. In sì festevol giorno non misuro
Le grazie mie. Le mie felicitadi
Vo’ anch’io da lei. La libertà non basti.
Abbia Adelma il suo Regno, e scelga sposo,
Che seco regni di prudenza ornato,
E non di cieca, e mal fondata audacia.
Adel. Signor... troppo confusa da’ rimorsi...
Oppressa dall’amor... de’ benefizi
Il peso non conosco. Il tempo forse
Rischiarerà la mente... Or sol di pianto
Capace son, nè raffrenar lo posso.
Cal. Padre, in Pechin tu sei? Dove poss’io
Ritrovarti, abbracciarti, e d’allegrezza
Colmarti ’l sen?
Tur. Presso di me è tuo padre;
A quest’ora gioisce. In faccia al mondo
Non obbligarmi a palesar le mie
Stravaganti opre; che di me medesma
Meco arrossisco. Già tutto saprai.
Alt. Timur presso di te! Calaf t’allegra.
Quest'Impero è già tuo. Timur gioisca.
Libero è ’l Regno suo. Sappi, che ’l crudo
Sultano di Carizmo, mal sofferto
Per le sue tirannie, da’ tuoi vassalli
Fu trucidato. Un tuo fido Ministro
Tien per te ’l scettro, ed a’ Monarchi invia
Secretamente lumi e contrassegni
Di te, del padre tuo, chiamando al trono