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atto quinto 325

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  Puote Ottener, padre, a Calaf mio sposo,
  Ed alla figlia vostra li donate.
Alt. In sì festevol giorno non misuro
  Le grazie mie. Le mie felicitadi
  Vo’ anch’io da lei. La libertà non basti.
  Abbia Adelma il suo Regno, e scelga sposo,
  Che seco regni di prudenza ornato,
  E non di cieca, e mal fondata audacia.
Adel. Signor... troppo confusa da’ rimorsi...
  Oppressa dall’amor... de’ benefizi
  Il peso non conosco. Il tempo forse
  Rischiarerà la mente... Or sol di pianto
  Capace son, nè raffrenar lo posso.
Cal. Padre, in Pechin tu sei? Dove poss’io
  Ritrovarti, abbracciarti, e d’allegrezza
  Colmarti ’l sen?
Tur. Presso di me è tuo padre;
  A quest’ora gioisce. In faccia al mondo
  Non obbligarmi a palesar le mie
  Stravaganti opre; che di me medesma
  Meco arrossisco. Già tutto saprai.
Alt. Timur presso di te! Calaf t’allegra.
  Quest'Impero è già tuo. Timur gioisca.
  Libero è ’l Regno suo. Sappi, che ’l crudo
  Sultano di Carizmo, mal sofferto
  Per le sue tirannie, da’ tuoi vassalli
  Fu trucidato. Un tuo fido Ministro
  Tien per te ’l scettro, ed a’ Monarchi invia
  Secretamente lumi e contrassegni
  Di te, del padre tuo, chiamando al trono

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