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— Attendi un momento, Tonino; termino di scrivere una lettera.

Ritornò vicino a sua moglie; non sorrideva più, ma un’ineffabile espressione di soddisfazione lo rendeva un’altra volta l’avvocato Zaeli. Paolina gli stendeva le braccia; ed esso presa con ambe le mani quella testa bionda, vi posò sopra le labbra.

— Sarebbe un grande peccato calpestare questo unico fiore della vita, rompere questo divino incanto dell’anima che si chiama amore. Che Dio ci perdoni, Paolina! è un orrore andar rasente a un abisso e non aver paura di cadere. Basta! basta! mai più. Guardami. Tu?... tu mancar di fede in me?... impossibile.

— Impossibile! ripetè Paolina, che, senza sapere in qual modo, dimenticava in quel punto i suoi tormenti di gelosia.

— Io sospettarti maligna, volgare? impossibile.

— È ciò che dico io, impossibile! esclamò Paolina con lo sguardo scintillante.

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