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106 | I Nibelunghi |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu{{padleft:177|3|0]]
Recar ci è d’uopo. — E a lui la giovinetta:
Dolce fratello mio, quanto per l’opra
Di me può farsi in tale intento, a voi
Offro del core e a ciò pronta son’io;
185S’altri vi niega alcuna cosa, grave
Dolor saria per Krïemhilde. Voi,
Qual chi un affanno ha in cor, me non dovete
Pregar così, prestanti cavalieri,
Ma con atto cortese un cenno farmi
190E comandar. Per ciò che piaccia a voi
Nell’opra mia, per voi son pronta e farlo
Volentieri vogl’io. — Così dicea
L’avvenente fanciulla. — E vogliam noi,
Cara sorella mia, leggiadre nosco
195Portar le vesti. In ciò compir, soccorso
Porti la vostra man nobile e sperta;
Finiscan l’opra, sì che a noi le vesti
Leggiadramente stian, le ancelle vostre,
Chè di ritrarci da cotal vïaggio
200Alcun desìo non abbiam noi. — Quel ch’io
Or vi dirò, notate voi, rispose
La giovinetta. Serici broccati