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128 | I Nibelunghi |
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Tutto ridire il suo voler, del core
Sè da ogni affanno disciogliendo: A lei,
235A lei dinanzi voi degg’io difendere
Con l’arte mia. — Dicea prence Gunthero:
Regina illustre, c’impartite adunque
Ciò che più v’attalenta. E se maggiore
Cosa fosse pur anco, io mi sobbarco
240A tutto sì per cotesta persona
Di voi leggiadra. E perdere vogl’io
Questo mio capo, se mia donna voi
Non divenite. — Come queste sue
Parole intese la reina, il gioco
245Indisse d’affrettar qual s’addicea;
Cenno fe’ di recar la sua di guerra
Veste leggiadra, splendida lorica
In fulgid’oro e d’un pavese il disco.
Tutta di seta una guerresca veste
250La fanciulla si pose, e in niuno assalto
Arma nessuna non avea tal veste
Squarciata mai, di libica leena
Inclita spoglia. Acconciamente ell’era
Composta ad arte, di bei fregi adorna