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I Nibelunghi | 147 |
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Teneasi a lato, qual dicea: Chi dunque
35È costui che sì forte i colpi mena
Sovra le imposte? — Là dinanzi il prode
Sifrido, allor, mutò la voce e disse:
Un cavalier son io. Deh! voi m’aprite
Le porte, ch’io potrei crucciarvi assai
40Oggi qui innanzi, e crucciar chi si giace
Soffice e molle ed ha sue stanze acconce.
Ebbe disdegno il guardian de le porte,
Come Sifrido favellò. Ma intanto
L’armi vestite avea, l’elmo sul capo
45Erasi posto ardimentoso e fero
Il gigante, e quest’uom gagliardo e forte
Rapidamente tratto avea lo scudo
Spalancando le porte. Oh! com’ei venne
Impetuoso allor contro a Sifrido!
50Chi dal sonno destar, gridava il fero,
Tanti gagliardi osò? — Furono allora
Molti rapidi colpi di sua mano,
E l’inclito stranier studio ponea
In ripararli. Ma d’un colpo solo
55una sbarra di ferro a brani attorno