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I Nibelunghi 167

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Grave porta dolor pel fratel mio.
Volentier la fanciulla (io ve ne sono
Mallevador) vi rivedrà. — Per quanto
Io servirla potrò, prence Sifrido
125Allor soggiunse, ciò sarà di piena
Voglia fatto e con fè. Ma chi a le donne
Or dirà che da lor vogl’io recarmi?
  Gislhero, l’uom leggiadro ed avvenente,
Fu allora il messaggiero. — Alla sua madre
130Aitante Gislhero e alla sirocchia,
Là 've ambo ei le vedea, così parlava:
  A noi venne Sifrido, il forte eroe
Di Niderlànd, e qui mandollo al Reno
Gunthero il fratel mio. Novelle intanto
135Egli ci apporta come va faccenda
Del nostro prence. Or d’uopo è sì che voi
Gli concediate ch’egli venga in corte.
Le novelle veraci egli d’Islanda
Qui vi dirà. — Grave dolor toccava
140Le donne illustri ancora, ond’elle tosto
A lor vesti balzâr, le cinser tosto,
E pregâr che venisse incontanente

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