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I Nibelunghi | 199 |
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E perch’io mi credea goder d’amore,
Ella forte m’avvinse. Ella mi trasse
Fino ad un chiodo e mi sospese in alto
A una parete. Angoscïoso stetti
460Di là pendente, per la notte in fino
Al nuovo dì, pria che da’ lacci miei
Ella mi disciogliesse. E quanto molle-
mente colei giaceasi in letto! Oh! questo,
Pel favor mio, da te si celi intanto
465In forza d’amistà! — Vero dolore
È cotesto per me, gli rispondea
Sifrido, eroe valente. Eppur vogl’io
In poter vostro addur colei, se questo
Far mi lasciate voi senza corruccio.
470Io farò sì che questa notte presso
Tanto ella posi a voi, che l’amor suo
Ella indugiar non faccia. — E re Gunthero,
Dopo il travaglio suo, si fe’ per questi
Detti e gioioso e giubilante. Ancora
475Prence Sifrido gli dicea: Tu lieto
Rimani adunque. E cred’io si che a noi
Fu diversa la notte. A me più cara