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I Nibelunghi | 203 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu{{padleft:274|3|0]]
Ei fe’ a spegnerle in man de’ giovinetti,
545E fu noto a Gunthèr che giunto al loco
Era prence Sifrido. Ei ben sapea
Ciò che volle Sifrido, e indisse allora
Che uscissero di là donne e fanciulle.
Fatto cotesto, il nobil re possente
550Chiuse, ei stesso, le porte, ed a le porte
Rapido appose due gagliarde sbarre;
Indi, con pronta man, la lampa ascose
Da sezzo a le cortine, ed a l’istante
(Nè v’era scampo inver) terribil gioco
555Incominciâr Sifrido ardimentoso
E la vaga fanciulla. A re Gunthero
Gioia e rancura insiem parve cotesto.
Appo la giovinetta si condusse
Prence Sifrido, e quella disse allora:
560Questo lasciate, re Gunthèr, per quanto
Esser caro vi possa, onde nessuno
Travaglio abbiate voi sì come in pria.
Male d’allora in poi fece la donna
A Sifrido valente. Egli nascose
565La voce sua, nè disse verbo. Intanto,